La pianta dell’Amore

La pianta dell’Amore

Vi racconto una storia.

Un bimbo pianta insieme alla mamma un seme in un vaso, pone il vaso vicino ad una finestra, lo annaffia con un po’ d’acqua, e attende trepidante che spunti il primo germoglio, segno che il seme si sta trasformando in una pianta, nel nostro caso un’azalea. Quando finalmente spunta la prima virgola verde dall’umido terriccio marrone, esulta felice e chiama la mamma a squarciagola “Mamma, mamma, vieni a vedere!”, saltellando freneticamente per l’emozione.

Ne segue così nei giorni successivi la crescita, osservando la lunghezza del germoglio che si allunga sempre di più e che, piano piano, comincia a moltiplicarsi, dando luogo a un gruppetto di germogli che crescono fitti e numerosi grazie alle tenere cure del bimbo, all’acqua fertilizzata con la quale li nutre, alla luce e all’aria con le quali la energizza aprendo la finestra senza che sia colpita dalla corrente di cui, la madre l’ha avvertito, la pianta potrebbe soffrirne e persino morire.

Col passare del tempo, coltivando la pianta con tanta amorevolezza, spuntano i primi accenni di fiori, e ancora una volta “Mamma, mamma, vieni a vedere!”. Con l’entusiasmo tipico di chi AMA, gioisce immensamente man mano che vede i boccioli delle azalee aprirsi timidamente alla vita. Continua con la consueta amorevolezza a nutrire la terra con l’acqua, aggiungendo periodicamente quella piccola quantità di fertilizzante che sembra faccia miracoli; accarezzando con gli occhi e con la punta delle dita i delicati petali che si svelano alla sua vista con timidi colori pastello.

Ora l’azalea è una bella pianta in crescita, le sue foglie di un verde smagliante rivelano tutta la loro linfa vitale e i suoi fiori, seppur ancora giovani e radi, promettono di svilupparsi e di assumere uno splendido ed intenso color rosa, non più pastello ma forte e… “Oh! Guarda che fiori! Guarda che colore! E’ fantastica questa pianta! Ma come avete fatto a farla crescere cosi rigogliosa?” “E’ stato lui” cinguetta la madre orgogliosa “Lui, col suo amore l’ha seguita passo passo nella crescita, nutrendola con la passione di chi sa amare senza saperlo, di chi offre le sue cure, le attenzioni, le coccole e le tenerezze a ciò che suscita in lui un’EMOZIONE.”

Certo che questa è proprio una mamma saggia!

Ma il bimbo è saggio come la mamma? Vediamo…

Con i fiori sempre più numerosi, dal colore sempre più intenso e contornati da tante fantastiche foglie di un verde smeraldo semplicemente meraviglioso, l’azalea si offre in tutta la sua maestosità all’ammirazione di chi ha la fortuna di passarle vicino. Ed il bimbo s’inebria per primo del suo profumo e dei suoi colori e, visto che è già cresciuta e matura, smette di nutrirla, convinto ingenuamente che non abbia più bisogno delle sue cure. Per un po’ continua a godere della sua sfavillante bellezza, finché un mattino scopre, con sua somma sorpresa che le foglie sono un po’ ingiallite, o che le punte sono secche, che i fiori abbassano il capo tristi e spenti per poi cadere, petalo dopo petalo, sul terriccio ormai arido.

E’ questa la metafora dell’Amore, l’amore di coppia come quello di tutte le relazioni esistenti al mondo, compresa quella con se stessi.

Se un rapporto nasce all’insegna della vitalità, del desiderio di alimentarlo col comportamento più adatto, all’insegna di un sentimento che lo nutre e lo fortifica, si può poi, nel pieno del suo splendore, abbandonarlo a se stesso perché tanto è bello, forte e rigoglioso e non necessita di altre cure? Supponiamo che il rapporto fra due giovani nasca nella spontaneità e nell’entusiasmo tipici dell’amore che serpeggia nei corpi e nei cuori di chi lo prova. Supponiamo che si frequentino assiduamente perché si piacciono, perché hanno voglia di stare insieme, perché si trovano interessanti, simpatici, coinvolgenti, perché scoprono di avere qualche interesse in comune che decidono di alimentare insieme. Col tempo emergono anche altri interessi espressi da uno solo dei due partner, cui l’altro, pur di stargli vicino, proverà ad accostarsi, non sempre col risultato di veder nascere in se lo stesso entusiasmo del suo “lui” o della sua “lei”.

In tutto questo tempo è maturato anche l’amore fisico, grazie all’attrazione sessuale, elemento indispensabile nella vita di una coppia. E se tutto procede come si spera, se cioè fra un litigio e l’altro ci sono momenti d’amore grazie ai quali i due non si lasciano; se gli interessi diversi non li allontanano dopo un primo momento di avvicinamento; se la loro diversità, caratterizzata spesso da estroversione/introversione li completa nelle relazioni sociali; se cercano in ogni occasione di difficoltà di discutere per risolvere i loro problemi (inevitabili), allora forse giungeranno alla fatidica decisione di sposarsi (ebbene sì, parliamo ancora di matrimonio in tempi in cui la convivenza la fa da padrona!).

Eccoli là, felici il giorno del matrimonio, al culmine dello splendore del loro amore, così come l’azalea al massimo della sua sfavillante bellezza.

Eccoli là, di ritorno da un fantastico viaggio di nozze di cui racconteranno le meraviglie a tutti coloro che, per affetto, avranno la pazienza di ascoltarli. Belli, giovani e felici.

Eccoli là, la sera dopo il lavoro a raccontarsi com’è andata la giornata, ad accoccolarsi sul divano stretti da una coperta a guardarsi un film di cui poco importa ma che li fa sentire vicini e felici per poi… risvegliare i sensi all’improvviso e godere della possibilità di “farlo” quando “pare e piace loro” sul divano, in cucina, sul tappeto, in doccia, dando libero sfogo alla fantasia e non solo.

Questo è il momento in cui la pianta dell’amore continua a splendere malgrado si cominci ad alimentarla un po’ meno: alcune sere lui vorrà vedere la partita della squadra del cuore in tv, e lei ne approfitterà per uscire con le amiche o per lavorare al computer. Troppo banale? Può darsi, ma molto frequente.

A voi spaziare con la fantasia o con l’esperienza per arricchire l’elenco dei momenti in cui i due cominceranno piano piano a staccarsi dal “divano sotto la coperta” per concedersi momenti di svago o di interesse non condivisi; a scoprire che le loro diversità non li uniscono più come un tempo, quando l’estroversione dell’uno induceva l’altro ad accettare momenti di convivialità con amici e parenti o quando l’introversione dell’altro permetteva loro di concedersi momenti di intimità indimenticabili, con coccole e carezze che nella convivenza si sono stranamente volatilizzate.

Il sesso? Certo, c’è sempre ma… quando non sono stanchi, quando il lavoro non toglie loro il piacere di goderne e quindi il sabato e la domenica! Pian piano dal “divano, cucina, tappeto, doccia” sono scivolati in un comodissimo letto, peraltro molto sornione.

E la pianta dell’Amore comincia a non splendere più come prima, anche se è ancora vitale, anche se le foglie sono un po’ ingiallite, i fiori radi e meno maestosi, con colori più tenui. Certo, il tempo per coltivarla bene, col fertilizzante, col cambio del terriccio in un vaso più grande non c’è, fra il lavoro e il tempo (poco) da dedicare ai propri interessi. Il lavoro assorbe la giornata di entrambi, poi a casa la cena e le incombenze domestiche creano le condizioni ideali perché l’amore nei loro cuori cominci ad affievolirsi. Finalmente arriva un figlio ad allietare ed a rinvigorire il loro rapporto! L’entusiasmo è al massimo, l’Amore torna a splendere nei loro occhi. La tenerezza si fa quotidiana e la dolcezza aumenta quando si soffermano ad osservare la pancia nella quale già immaginano il loro erede. Sventagliano a tutti la prima “foto” del loro bambino, un quadratino in bianco e nero nel quale si dovrebbe riconoscere la forma, la testa, le gambine, i braccìni di questo esserino che sono andati a scovare nel suo caldo nido materno. Che gioia!

E quando nasce, poi! Ecco, i primi dolori si fanno sentire, perla donna, ma non importa, per questo “frutto dell’amore” i due, ora genitori e molto meno coppia, sono pronti a tutto. Insieme lo alleveranno, accettando con grande abnegazione di passare le notti insonni o di tenerlo nel lettone accanto alla mamma che così non dovrà alzarsi per allattarlo. Che dolce questo pupo quando dorme, quando poppa, quando ride, meno quando piange. Potremmo andare avanti nel descrivere quel che avviene quando un esserino di tre- quattro chili si fionda in una casa travolgendo tutti quelli che passano, col suo sorriso o col suo pianto. Quanto amore nell’animo dei genitori! Sembra quasi che il loro amore di coppia si sia trasferito completamente in un amore genitoriale, l’amore per il figlio è la manifestazione dell’amore che l’uno prova per l’altro. Ma sarà proprio cosi? Non è che in questo modo si allontanano da se stessi per ritrovarsi solo davanti al loro piccino? Stanchi, sfiniti da notti insonni, lei che deve ritrovare il suo peso forma e certo non mette più in primo piano la loro sessualità “Sai quando si allatta è cosi…”, lui che comprende e tace, ma comincia a sentirsi messo un po’ da parte. Certo non può avanzare pretese di continuare a ricevere quelle attenzioni che lo facevano sentire importante e che ora la moglie riserva al principino. Non può. Comprende e tace. Davanti alla televisione, oppure uscendo con gli amici.

Ecco il paradosso: proprio quando la coppia è al culmine della sua maturità, proprio come l’azalea al culmine del suo splendore, si smette di coltivarla. I fiori ci sono, come i figli, ma la Pianta dell’Amore può sopravvivere senza più alcun nutrimento, se non un goccio d’acqua ogni tanto, quando ci si ricorda di annaffiarla, o quando si può? Forse, ma non potrà certo splendere come un tempo.

E poi il tempo passa. Il grigio dei capelli accompagna a volta il grigiore della vita. I figli crescono, i problemi sono certamente all’ordine del giorno e quella coppia, cosi innamorata e focosa, dov’è finita? Quanto ha continuato ad alimentare la passione, quella passione che l’ha convinta ad affrontare le tante difficoltà che una famiglia comporta?

E’ proprio nella seconda parte della vita della coppia, come della pianta, che sono necessarie molte più cure di un tempo, perché i fiori possano continuare a splendere per allietare la vita della coppia, che sarà irrorata da fertilizzanti che si chiamano IMPEGNO, SOLIDARIETÀ’, COMPLICITÀ’, ACCOGLIENZA, TOLLERANZA, EROS, SESSO, in una parola AMORE.