Alla ricerca del piacere perduto

Alla ricerca del piacere perduto

Chi di voi non sogna una vita improntata sul benessere, sul piacere, sulla gioia, sull’ottimismo, sulla speranza, sulla felicità? Tutti?

Credete davvero che tutto il mondo sogni sul serio di vivere all’insegna di emozioni positive? E se così fosse, perché nel mondo ci sono così tanti paesi in guerra e popolazioni che si odiano? Se è il piacere che cerchiamo nella nostra vita, perché continuiamo a covare risentimento ed odio verso qualcuno che può averci sì fatto del male ma non al punto da meritarsi tutta l’acredine che emaniamo dal nostro corpo?

Che cos’è il piacere? Il piacere è un’emozione conseguente ad un’esperienza percettiva che coinvolge il corpo nella sua fisicità e nelle sue sensazioni sottili. Nasce con noi e ci accompagna, se glielo permettiamo, per tutta la vita ed in ogni momento. Se glielo permettiamo. E qui casca l’asino, come si suol dire. Si, perché il paradosso è che l’essere umano occidentalizzato, acculturato, cattolicizzato, ritiene di non potersi permettere il lusso di provare piacere nella vita, se non “in certi momenti” e “in determinate situazioni”, quindi quasi mai. Perché? Per masochismo? Ma il masochismo è una malattia della psiche che coinvolge il corpo, ed allora? Ciò vuol dire che non è sano non voler provare piacere, a dispetto degli insegnamenti delle religioni autoritarie che riescono, attraverso la negazione de! diritto a provare piacere, ad asservire a sé intere popolazioni.

Se nasciamo con un gemello chiamato piacere, com’è che poi cerchiamo per tutta la vita di liberarcene?

Per un semplice, banalissimo motivo: perché il piacere viene spessissimo assimilato alla sessualità. Per esempio, se un bimbo molto piccolo si tocca il “pisellino”, che fa la mamma o chi per essa? Un tempo, solo qualche decennio fa, lo avrebbe rimproverato con un’espressione più efficace delle parole; oggi forse gli direbbe con dolcezza che non ci si deve toccare “lì”, creando disorientamento e confusione in un essere che semplicemente prova piacere a toccarsi “li”. Il pisellino poi, da grande, diventerà il centro della sua attenzione e toccarlo gli produrrà un sicuro piacere ma… non si può, i grandi dicono che non sta bene “toccarselo”; lui non capisce perché ma si adegua. Potrebbe fare altrimenti, quando ne va dell’accettazione e quindi dell’amore della madre per lui? Lo stesso vale per la bambina, alla quale viene implicitamente insegnato che ci si può toccare dappertutto ma non “lì”. Perché? Non si sa.

E’ questo il punto. Non si sa.

E’ cosi che il Piacere viene intrecciato a Proibito. Il piacere è proibito.

E questo insano insegnamento viene poi ben radicato nella testa dei bambini e delle bambine quando in età scolare l’insegnamento del catechismo conferma che “toccarsi è peccato”: ecco, i loro genitori avevano ragione, è proprio cosi, toccarsi è peccato! Amen. Il danno è fatto.

Cosi questo concetto di “Piacere proibito” viene esteso a molti altri ambiti della nostra vita. Tutto ciò che piace, per esempio, o il dolce far niente, persino il gioco fine a se stesso (vuoi mettere con un’attività sportiva?).

Ecco come si crescono dei futuri mostri, o quasi.

Lo dimostrò Wilhelm Reich, psichiatra e psicanalista, uno dei primi studiosi dell’Energia Umana che alla sessualità ha sempre riconosciuto il diritto di esprimersi dall’infanzia alla vecchiaia. Scrive infatti nel libro La rivoluzione sessuale “L’apparato genitale serve dall’infanzia alla vecchiaia, tanto nella donna che nell’uomo, alla funzione del piacere e della soddisfazione. A partire dalla pubertà e fino al cosi detto climaterio, esso serva anche alla procreazione”.

Egli condanna la repressione sessuale che viene perpetrata dalla società e dalla Chiesa nei confronti dei giovani adolescenti che, dice, “hanno diritto non solo alla conoscenza sessuale, ma anche ad una vita sessuale soddisfacente. Di questo diritto sono stati privati ma, proprio per questo, devono prendere nelle loro mani la causa della loro liberazione”.

Reich poi critica e denuncia la tendenza a sublimare la sessualità con attività sportive e dice: “Effettivamente lo sport può, per un certo tempo, deviare l’interesse dei giovani dalia sessualità. Ma chi, come noi, ha visto processioni di giovani sportivi che vengono a chiedere aiuto per le loro nevrosi ed i loro disturbi sessuali nei Centri di igiene sessuale, sa che l’astinenza espone a gravi pericoli, col passare degli anni”.

Dicevo prima “Ecco come si crescono dei futuri mostri, o quasi”. Mi spiego. Quando si reprime un sano piacere che riesce a rilassare mente e corpo, si sviluppa rabbia ed aggressività. Rabbia ed aggressività di una popolazione portano alla guerra. Ricordate, negli anni sessanta, i “Figli dei fiori” che cantavano “Fate l’amore, non fate la guerra”? In un’epoca ancora molto vincolata ai “valori” della famiglia e della verginità (solo femminile, sia chiaro!) questa provocazione nascondeva un’informazione che, se fosse stata compresa dai grandi potenti della Terra, probabilmente avrebbe evitato tante guerre. Se facciamo l’amore stiamo cosi bene ed in pace con noi stessi, che non abbiamo nessun bisogno di andare a sfogare le nostre rabbie contro altri uomini. Sia nel nostro piccolo sociale, sia nella macro società.

Ed allora, per concludere: riappropriamoci del nostro sano, sanissimo diritto a provare piacere quanto più possiamo, durante tutta la nostra vita, e saremo in grado di non far del male agli altri, anzi di AMARE il mondo intero.